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ROSOLIA
Agente infettivo: L'agente infettivo e' il virus della rosolia, un virus a RNA appartenente alla famiglia dei togaviridae, genere rubivirus
Cenni clinici: trattasi di una malattia virale, febbrile e benigna. Il contagio avviene per contatto diretto con con goccioline infette di muco o saliva.
E' caratteristico il suo esantema diffuso puntato e maculo-
Nel 50% dei casi la rosolia puo' presentarsi in maniera totalmente anonima, senza cioe' alcun sintomo riconoscibile.
La rosolia e' nota per la sua capacita' di provocare anomalie, anche gravi, nel feto. Circa il 90% dei bambini nati da madri che hanno contratto la rosolia durante il primo trimestre di gravidanza presenta la sindrome della rosolia congenita ( SRC ).
Il rischio si riduce invece a circa il 15% nel caso in cui la madre abbia acquisito la malattia alla sedicesima settimana di gestazione e diventa molto basso se la malattia e' contratta dopo la ventesima settimana.
Se l'infezione fetale avviene durante le prime settimane il rischio di morte intrauterina e' altissimo, cosi' come l'aborto spontaneo e il rischio di malformazioni dei principali organi con conseguenze gravissime ( sordita', cataratta, glaucoma congenito, microcefalia, ritardo mentale, pervieta' del dotto arterioso, difetti dei ventricoli e/o dell'atrio, microftalmia ecc. ).
Di norma queste problematiche sono riconoscibili alla nascita ma casi di diabete mellito insulino dipendente sono stati risconosciuti come manifestazioni tardive della malattia.
Diagnosi: Per porre la diagnosi oltre all'osservazione dei sintomi ed in particolare dell'esantema che il primo giorno appare simile a quello del morbillo ed il secondo giorno piu' simile a quello della scarlattina, e' possibile effettuare la ricerca nel siero degli anticorpi
Cura: Al momento nessuna cura e' disponibile e gli antibiotici non devono assolutamente essere somministrati se non sorgono complicazioni batteriche , ad esempio un infiammazione all'orecchio medio o una polmonite. Di norma il solo riposo a letto e' sufficiente. Esiste un vaccino anti-
Nel caso di donne in gravidanza o che hanno pianificato una gravidanza nei successivi tre mesi si dovrebbe evitare la vaccinazione quantunque una studio condotto dal CDC su 321 donne ha dimostrato che non e' stata riscontrata alcuna malformazione neonatale dovuta al virus vaccinale.
In caso di infezione durante le prime settimane di gravidanza e' opportuno prendere in considerazione l'aborto data la enorme possibilita' di malformazioni fetali serie.
Le immunoglobuline somministrate alle donne infettate durante le prime settimane di gravidanza ( e che rifiutano in maniera assoluta l'aborto ) hanno, in varie occasioni, modificato o soppresso la sintomatologia.
Si tratta di alte dosi di immunoglobuline ( 20 ml ), il cui valore non e' al momento ben documentato da alcuno studio.