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RABBIA
Agente infettivo: Si tratta di un virus a RNA appartenente alla famiglia dei rhabdovirus, il Lyssavirus. Questo agente infetta una dozzine di specie animali tra cui l'uomo ed e' alquanto difficile comprendere come sia possibile una cosi ampia gamma di organismi ospiti.
Occore notare che tutti i membri di questo genere sono correlati geneticamente ma l'uso degli anticorpi monoclonali e di sequenze nucleotidi del virus mettono in evidenza le varie differenze a seconda della specie animale e della zona di provenienza del virus.
Il virus ha la forma di un proiettile con dimensioni abbastanza grandi ( 180 nm di lunghezza per 75 nm di larghezza ), presenta un involucro glicoproteico esterno con immediatamente all'interno una matrice proteica periferica.
La componente attiva del virus e' il suo nucleo composto da una ribonucleoproteina elicoidale. In pratica un RNA a singolo filamento strettamente ammassato nella principale proteina N e non segmentato.
Il virione contiene una RNA transcrittasi virale di tipo RNA dipendente.
Cenni clinici: Si tratta di una malattia conosciuta fin dai tempi antichissimi, citata addirittura nel codice Eshninna del terzo millennio A.C..
Sfortunatamente la prova che nella saliva fosse contenuto l'agente infettivo si ebbe solamente nel XIX secolo quando lo scienziato tedesco Zinke sparse la saliva di un cane affetto da rabbia sulla zampa ferita di un bassotto causandogli la malattia.
Pasteur dimostro' poi il ruolo svolto dal sistema nervoso centrale nella tipica sintomatologia rabbica.
Fu lui ad ottenere il primo vaccino antirabbico mediante ripetuti passaggi di materiale infetto ( ed infettivo ) nel midollo spinale di conigli pur ignorando che l'agente causale fosse un virus.
Il midollo spinale dei conigli veniva inizialmente essicato per periodi di 14 giorni ma successivamente Pasterur ridusse progressivamente questo periodo arrivando ad iniettare sospensioni midollari virulente.
Inizialmente i test vennero svolti solamente sui cani ma i risultati entusiasmanti ottenuti portarono lo scienziato ad effettuare una sperimentazione umana nel luglio 1885 con i risultati che tutti conosciamo. Negli anni successivi si decise poi di inattivare il virus con fenolo e di utilizzare diluizioni superiori che risultavano comunque efficaci. Oggiogiorno si utilizzano esclusivamente vaccini inattivati.
La rabbia si contrae solitamente a seguito del morso o un graffio di un animale infetto anche se occorre specificare chenon sempre il morso di un animale infetto dalla rabbia provoca necessariamente la malattia.
In via prettamente teorica si puo' asserire che la trasmisisone interumana e' possibile in quanto la saliva umana contiene il virus ma nessun caso e' mai stato documentato.
Alcuni casi di infezione dovuti a trapianto di cornea da soggetto infetto sono stati riportati.
Il periodo di incubazione varia da 3 a 8 settimane ma, molto raramente, il periodo puo' andare da una settimana a 8-
Stranamente i periodi di incubazione piu' lunga sono stati rilevati nei soggetti in eta' prepuberale.
L'esordio della malattia e' spesso annunciato da un senso di opprensione, febbre, malessere generale e cefalea oltre ad alcuni disturbi legati alla sensibilita' e localizzati nella zona di inoculazione del virus. La malattia progredisce poi con paresi o paralisi, delirio e convulsioni.
Oltre ad un fortespasmo dei muscoli della deglutizione quando tentano di inghioottire ( da qui la paura dell'acqua ). Senza le dovute cure si giunge alla morte del soggetto colpito in un periodo che va' dai 2 ai 6 giorni ( talvolta poco di piu' ). La morte e' quasi sempre dovuta a paralisi respiratoria.
Diagnosi: Attualmente si utilizza il test di immunofluorescenza specifica dei tessuti cerebrali o l'isolamento del virus nel topo o in sistemi di colture cellulari. Una diagnosi presuntiva puo' anche essere effettuata mediante il test di immunofluorescenza specifica su sezioni di cute congelata prelevate dalla regione retronucale.
Una tecnica molto usata fino al 1960 consisteva nel riscontro dei corpi del Negri nel corno di Ammone e nel cervelletto.
Cura: Il tattamento puo' essere suddiviso in tre fasi:
1) Trattamento della ferita mediante sapone e disinfezione con sali di ammonio quaternario, puo' essere utile anche lo strofinare ed irrigare la ferita con sali di amm. quat. Se necessario suturare occore prima aspettare di aver praticato l'infiltazione locale dell'antisiero e procedere poi lasciando i punti abbastanza lenti da permettere il sanguinamento ed il drenaggio.
2) Somministazione di anticorpi passivi, infiltrandone meta' dose nella sede del morso/graffio e l'altra meta' per via intramuscolare.
3) Vaccinazione con 5 dosi da somministrare nella regione deltoidea per via intramuscolare settimanalmente.
Solitamente questa terapia se somministrata tempestivamente salva il paziente con poche o nessuna complicazione.
Occorre tenere presente che la clorochina ( un antimalarico ) inibisce o sopprime l'elaborazione di anticorpi nelle persone vaccinate.